Pinerolo vanta una storia millenaria. Scoprila con noi…
Il medioevo
La storia di Pinerolo e del pinerolese ha sostanzialmente inizio con la famosa “donazione” della contessa Adelaide (anno 1064). Nata nel 1020, figlia di Olderico Manfredi, erede di un vasto dominio facente parte della cosiddetta “Marca Italiana”, aveva sposato in terze nozze Oddone, figlio di Umberto Biancamano, capostipite della dinastia sabauda, portando in dote il Marchesato di Susa, che fu quindi il primo possedimento in Italia della Casa Savoia. Adelaide fondò l’Abbazia di S. Maria nel luogo di S. Verano (l’attuale Abbadia Alpina), affidandola ai Benedettini. Nei pressi dell’Abbazia sorse negli anni il primo embrione del centro abitato, retto a lungo dagli abati: sotto la loro giurisdizione cominciò lentamente a formarsi quello che sarà il primo embrione del libero Comune.
Il libero Comune
All’abate subentrò con la forza Tommaso di Moriana, conte di Savoia, che l’8 luglio 1220 giurò che avrebbe garantito le libertà comunali. In quell’epoca vennero scritti gli “Statuti”, che sono documento fondamentale nella legislazione medioevale della città e dei paesi vicini. Giovanni Pietro de Albertis ne realizzerà nel 1454 una copia conservata ancora oggi negli archivi comunali : il cosiddetto “Libro della Catena” (la quale lo teneva saldamente legato al tavolo di consultazione).
Capitale del primo Stato Piemontese
Il Comune viene organizzato in tre Consigli: dei Venticinque (affari correnti), dei Cento (affari interni), generale (formato dai capi di casa, per le deliberazioni di notevole importanza). I poteri politico e giudiziario spettano al Conte, che li amministra per mezzo di Vicari (il Castellano, per le questioni politico-militari; il Giudice, per la sovrintendenza giuridica e per la tenuta amministrativa). Nel 1244 i pinerolesi riconoscono la signoria di Tommaso II, cui il fratello Amedeo IV (Tommaso I è deceduto nel 1233) ha ceduto il feudo al di qua delle Alpi. Lo stesso Tommaso presenzia, il 5 marzo 1245, ad un parlamento generale sotto il portico della chiesa di S. Maurizio, giurando di osservare i patti che regolano la vita civile e politica della città. Circa un anno dopo, il 31 gennaio 1246, il conte acquista dall’abate dell’Abbazia di S. Maria i diritti sulla Val Chisone, sul castello e sulla città: Pinerolo è capitale del primo stato piemontese.
Il XV Secolo
Pinerolo nel 1400 si divideva in due parti distinte, il Borgo Superiore ed il Piano Inferiore. Il Borgo, o Monte, era la parte più antica, si estendeva all’intorno del castello situato sul luogo più alto della collina, era cinto da mura proprie intervallate da torri. Vi sorgevano i luoghi del potere e le residenze dell’Abate e della nobilità. Il Piano Inferiore (“del Piano”) , più comodo ai transiti, si ingrandì attorno alla chiesa di San Donato popolandosi di botteghe, acquistò importanza divenendo centro del commercio e dell’industria. Sotto i primi Duchi Sabaudi Pinerolo prosperò, si organizzarono le corporazioni delle arti e mestieri; nel 1440 gli statuti vennero ampliati ed approvati da Ludovico di Savoia.
Il governo di Carlo Emanuele I
Ad Emanuele Filiberto succedette Carlo Emanuele I: verso la fine d’agosto del 1585 la città di Pinerolo lo accolse con la tradizionale pompa. Fu un Duca battagliero: si scontrerà con molte nazioni d’Europa e con la Francia, perennemente in conflitto con i Savoia. Nel 1592 Enrico IV di Francia invase il Piemonte con un esercito condotto dal temibile François de Bonne duca di Lesdiguières. Il 27 settembre le truppe giunsero in vista di Pinerolo: Carlo di Valperga, governatore della città, era momentaneamente assente, i francesi ne approfittarono per tentare nottetempo di scalare le mura ed impossessarsi del castello. Dato l’allarme, Ortensia di Piossasco, moglie del governatore, si mise alla testa dei difensori incitandoli e spronandoli alla battaglia; dopo tre ore di tentativi i francesi si ritirarono: Pinerolo fu salva per l’eroismo di una donna. Lesdiguières si impossessò di Cavour e della Val Pellice, fortificò potentemente Bricherasio che divenne il suo quartier generale. Nel 1594 il Duca di Savoia contrattaccò riprendendo Bricherasio; Cavour resistette ancora fino al 1595 ma fu costretta a cedere, e l’invasore respinto oltralpe.
Richelieu a Pinerolo
Assieme ai francesi arrivò in città anche il terribile flagello della peste che durerà fino al luglio 1631. Grandiosi lavori si susseguirono negli anni, facendo divenire Pinerolo fortezza di confine del Regno di Francia.
Nel gennaio 1630 il Cardinale Richelieu (nel ritratto), primo ministro di Luigi XIII, valicò il Monginevro alla testa di un potente esercito e si dirise verso Pinerolo, assediando la città ed aprendo una larga breccia nelle vecchie mura prospicenti San Domenico. Il 31 marzo Pinerolo capitolò.
Prigione della Maschera di Ferro
Nel 1670 giunge in città Sébastien Le Prestre de Vauban (nel ritratto), primo ingegnere di Luigi XIV: il suo intervento portò ad un grandioso ampliamento e miglioramento delle fortificazioni. La Cittadella divenne anche carcere di Stato, ospitando illustri protagonisti del momento politico (tra cui il sovrintendente alle finanze francesi Nicolas Fouquet), e quell’Eustache Danger che passerà alla storia come la misteriosa “Maschera di ferro”. In quel periodo (1665) le strade di Pinerolo furono frequentate anche da Charles di Baatz signore di D’Artagnan, figura che Alexandre Dumas ha immortalato nella letteratura. Luigi XIV fece porre sopra le porte della città una superba iscrizione: “Pinerolo… obbedirà in perpetuo ai francesi, i quali avranno quivi sempre una porta aperta in Italia…”. In realtà dopo anni di sanguinose battaglie (Staffarda 18 agosto 1690, Orbassano/La Marsaglia 4 ottobre 1693) e lunghi bombardamenti della città (Ottobre 1693), la città tornerà ai Savoia (Trattato di Torino del 29 agosto 1696), con la conseguenza che furono abbattute le fortificazioni (opera per la quale occorreranno tredici anni di lavoro).
Dopo pochi anni di debole pace la guerra si abbattè nuovamente su Pinerolo: nel 1703 i francesi invasero il Piemonte e solo dopo tre anni ne saranno cacciati. Vittorio Amedeo II impose vaste riforme, la nobiltà ed il clero persero molti privilegi; nel 1720 instaurò in Pinerolo il Senato, con sede nel fabbricato di via Principi d’Acaia che da allora ne conserva il nome. I terreni delle demolite fortificazioni divennero proprietà del Comune, iniziò l’espansione della città: Filippo Juvarra ricostruirà la chiesa di San Verano (1727), distrutta nella guerra del 1693 e Bernardo Vittone edificherà l’Ospizio dei Catecumeni (1740) davanti al quale si formerà la piazza d’armi, attuale piazza Vittorio Veneto. Il 22 dicembre 1748 Benedetto XIV erige a vescovado Pinerolo. Il 29 giugno fa il solenne ingresso Mons. Giambattista d’Orlié prevosto di Oulx.
La terza dominazione francese
Nel 1792 scoppia l’ennesima guerra con la Francia: il 21 settembre 1798 l’esercito del generale La Suire, forte di 4500 uomini, entra in Pinerolo. Una breve parentesi di occupazione austro-russa (a cavallo tra il 1799 ed il 1800) precede la vittoria napoleonica di Marengo (14 giugno 1800): il Piemonte, unito alla Francia (11 settembre 1802) viene diviso in sei dipartimenti: Pinerolo diventa circondario del dipartimento del Po, governato dal sottoprefetto Pietro Geymet. La gloriosa chiesa di S. Francesco, sede per lungo tempo della vita amministrativa cittadina, viene demolita nel 1806. Oltre 90 anni dopo gli scavi permisero un buon recupero delle spoglie dei Principi d’Acaja che qui era sepolti, che vennero traslate nella parrocchiale di S. Maurizio dove si trovano ancor oggi.
I moti risorgimentali
Dopo la sconfitta di Waterloo (18 giugno 1815) si chiude il ciclo napoleonico. La “Restaurazione” sterile e contraddittoria (ristabilendo in carica uomini e sistemi antecedenti al 1798) favorì i primi moti risorgimentali. Pinerolo ha una sua pagina nell’insurrezione del 1821. Il 10 marzo, Santorre Santarosa (nella foto) e Guglielmo Moffa di Lisio prendono il comando delle truppe (300 soldati), ma vanno verso quella che sarà un’amara delusione. Un’ondata di arresti che coinvolge “sediziosi” e “carbonari” porterà a varie condanne al carcere, due impiccagioni, una fucilazione e pochi fortunosi rilasci.
Città della Cavalleria
Il 14 agosto 1842 viene inaugurato il Teatro Sociale, edificato su progetto dell’architetto Onori. Il progredire della “civiltà dell’industria” porta gradatamente in primo piano i problemi degli operai : il 12 ottobre 1848 si costituisce l'”Associazione operai per il mutuo soccorso”, una delle prime in Italia. A quegli anni risalgono opere come la linea ferroviaria Pinerolo-Torino (aperta nel luglio 1854) e la tramvia Pinerolo-Perosa, il popolare Gibuti (1882), rimasta in uso fino al 1968. Nel 1849 la città riceve il prestigioso trasferimento (da Venaria Reale) della “Scuola di Cavalleria”. Sarà questa l’epoca d’oro della città. La vita si svolge tra i portici e le grandi piazze. I caffè scintillano di uniformi ma grondano anche di pettegolezzi. Si svolgono grandi spettacoli teatrali e grandiosi corsi carnevaleschi. Non mancano comunque i problemi, come un’epidemia di Colera e la povertà di numerose famiglie della città. Nel 1902 il capitano Federico Caprilli esperimenta quel metodo (cavalcata naturale) che lo renderà famoso nel mondo, assieme alla scuola ed alla città. Morirà cinque anni dopo per una banale caduta da cavallo. La Scuola di Cavalleria verrà poi chiusa anni dopo (1943) sotto l’incalzare dei carri armati. Con il Primo Conflitto Mondiale (1915), Pinerolo perderà 155 nativi e 272 residenti. Saranno 112 le decorazioni al valor militare, di cui 2 ordini di Savoia, 55 medaglie d’argento e 55 di bronzo). Per ricordare il loro sacrificio viene eretto (1923) il monumento ai Caduti (Opera del Fumagalli).
Nasce il Panettone ma arrivano il Fascismo, la Guerra e la Resistenza
Nel 1922, nell’antico laboratorio sorto nel cuore del centro storico a pochi passi dal comune, un pasticciere pinerolese, Pietro Ferrua (fondatore dello storico marchio Galup) inventa una variante del dolce natalizio tipicamente milanese : il panettone basso piemontese, guarnito con la crema alle nocciole delle Langhe. Sempre nel 1922 è Presidente del Consiglio dei ministri un pinerolese, Luigi Facta: non riuscirà a fermare la “Marcia su Roma” (il Re rifiuta di sottoscrivere il proclama dello stato d’assedio) e abbandonerà, “ferito nella coscienza”, il governo, per ritirarsi nella sua Pinerolo, ove morirà il 5 novembre 1930 lasciando nobili parole: “Amate la mia, la nostra Pinerolo col grande affetto col quale l’ho amata io…”. Di li a poco sarà nominato il primo podestà, Guido Bonadè Bottino (“assumo oggi la reggenza del Vostro Comune con orgoglio di piemontese e devozione di fascista”). Il 16 maggio 1939 Mussolini visita Pinerolo: un podio imponente lo accoglie in piazza Vittorio Veneto, dove vi si soffermerà per pochi minuti.
1940: Guerra!
Pinerolo rinnova il tributo dei suoi figli sotto le armi: lo stato civile registra 87 militari residenti, morti o dispersi. Il conflitto porta anche conseguenze dirette sulla città e sulla popolazione: 9 incursioni aeree tra il 13 luglio 1944 ed il 22 aprile 1945, essenzialmente nella immediata periferia, provocano 5 morti e 12 feriti tra i civili. Gli scioperi del marzo 1943 trovano in primo piano gli operai; un pinerolese, Umberto Massola, tiene le fila della manifestazione che interessa il capoluogo e la provincia. Scioperano le principali aziende dell’epoca : Officine Meccaniche Poccardi, Mustad, Talco e grafite, Turati, la Riv…
Un altro pinerolese, Ferruccio Parri (nella foto) che sarà per breve tempo Presidente del Consiglio dei Ministri dopo la liberazione, sottolineerà l’importanza storica di questi scioperi. Il 25 luglio 1943 è una fuggevole parentesi: verrà l’8 settembre, e saranno ancora anni di sofferenza e di sacrificio: il CLN, la resistenza partigiana sui monti. Proprio i monti delle vallate pinerolesi saranno scenario nel 1944 di numerose battaglie tra i partigiani locali e divisioni tedesche e reparti delle SS italiane. I campi di concentramento spalancano le loro tristi porte, ed in tanti non torneranno più. Nel periodo 8/9/1943 – 8/5/1945, 70 tra partigiani ed internati si aggiungono all’elenco doloroso dei caduti sui vari fronti di lotta. Il 26 aprile 1945 le colonne tedesche iniziano ad abbandonare il pinerolese : il 29 aprile il tricolore sventola sul palazzo del Comune. Nel dopoguerra comincia l’era della ripresa, della nuova vita sociale e politica: le amministrazioni comunali democraticamente elette, le organizzazioni sindacali, i movimenti di base, storia dell’operosità di un popolo che vive la speranza di un mondo migliore.
La Pinerolo più recente
Il dopoguerra ha visto un periodo di assestamento e di sviluppo nei vari aspetti della vita cittadina: commercio, artigianato, industria. Importanti fabbriche metalmeccaniche si stabiliscono in Pinerolo: la Beloit (1958), la RIV (1959) poi diventata SKF, la Corte Cosso e tutta una serie di aziende minori. Pur manifestando un forte pendolarismo verso Torino, anche l’artigianato registra un crescente sviluppo. La città si estende verso la pianura, dando vita a popolosi moderni quartieri. Nel 1960 l’amministrazione comunale decide l’abbattimento della fatiscente Caserma di Piazza Cavour (opera del Vauban), per recuperare nuovi spazi da adibire ad aree di parcheggio e per realizzare un tracciato viario più razionale nel centro città. Anche l’assetto stradale cittadino viene migliorato per estensione e funzionalità. La graduale crescita della popolazione, raggiunge negli anni ’70, circa 38.000 abitanti. La storia più recente vede Pinerolo transitare negli anni delle grandi crisi dell’industria metalmeccanica, che perderà man mano un grande numero di occupati, spostando l’assetto economico cittadino verso il settore terziario. La città mantiene oggi il ruolo di centro di riferimento amministrativo ed economico per tutto il circondario e le vallate. Oggi, complici anche gli eventi di portata mondiale disputatisi in queste terre (Olimpiadi Invernali di Torino 2006), la città cerca di riscoprire e valorizzare il proprio patrimonio storico e culturale, cercando di ritagliarsi una futuro legato anche al turismo che qui trova anche importanti risorse naturalistiche e sportive.